Le perle sono prodotte da molluschi e hanno la stessa composizione della conchiglia che li racchiude. Le perle naturali sono rarissime e solitamente sono di aspetto irregolare. Questo fa sì che oggi siano quasi esclusivamente ad appannaggio del mercato dell'usato e dell'antiquariato. In natura, le perle si formano come autodifesa del mollusco nei confronti di granelli di sabbia o piccoli parassiti che penetrano al suo interno. La deposizione degli strati di perlagione intorno all'elemento estraneo ha infatti l'obiettivo di isolarlo. Le perle di coltura, esattamente come le perle naturali, sono prodotte da molluschi, ma la loro formazione non è legata ad un avvenimento casuale, ma all'intervento dell'uomo.
Le Perle Akoya.
Nelle perle coltivate giapponesi, dette Akoya, viene inserita nell'omonimo bivalve una sferetta di madreperla, nucleo, intorno alla quale l'ostrica costruisce la perla. Per ottenere prodotti di buona qualità sono necessari circa ventiquattro mesi. Le Akoya difficilmente superano i 9 mm di diametro e vengono coltivate in mare.
Le Perle Australiane.
Le perle di coltura dei Mari del Sud possono superare i 15mm di diametro. Le perle australiane, prodotte dalla coltivazione delle Pinctada Maxima, hanno diverse colorazioni, dal bianco al giallo-oro. Sono le più preziose e possono avere uno spessore dello strato di perlagione anche superiore al diametro del nucleo di madreperla inserito. Il periodo di coltivazione è compreso tra i 20 e i 24 mesi.
Le Perle di Tahiti.
Le perle di Tahiti, depositate da un mollusco chiamato Pinctada Margaritifera, hanno tempi e modi di coltivazione molto simili a quelle australiane, ma hanno particolarissime sfumature di colore, che vanno dal grigio chiaro al nero-violaceo.
Perle di coltura d'acqua dolce.
Si tratta di perle che si originano da molluschi di grandissime dimensioni che vivono nei grandi fiumi asiatici. La metodologia di coltivazione è completamente diversa da quella vista fino ad ora: vengono inseriti nei grandi bivalvi fluviali dai quaranta ai cinquanta pezzetti di tessuto epiteliale di altri molluschi, intorno ai quali vengono deposti gli strati di perlagione. Si tratta di una tecnica che garantisce perle prive di nucleo, interamente composte dalla pregiata biomineralizzazione, con tempi di coltivazione minori e una produzione in grande scala: ogni ostrica può produrre fino a cinquanta perle.
La qualità altissima raggiunta negli ultimi anni, sia per forma che per diametro e lucentezza, ha fatto sì che oggi sia davvero difficile identificare le perle di mare col nucleo da quelle di fiume senza nucleo, senza appoggiarsi a un laboratorio gemmologico attrezzato.
Il corallo è l'impalcatura endoscheletrica ramificata secreta da colonie di piccoli animali marini (polipi) appartenenti al gruppo Radiata. Il termine "corallo" deriva dal latino "corallium" a sua volta derivato dal greco "korallion" (da "koura halos", che significa "fanciulla del mare"). Usato già in tempi remoti, come testimoniano alcuni frammenti di collana ritrovati nell'Anatolia centrale e risalenti al 6000 a.C., il corallo fu per lungo tempo ritenuto una pianta marina che si pietrificava una volta tolta dal suo ambiente naturale; solo agli inizi del '700 il medico francese Peyssonel capì che non si trattava di un vegetale, ma di una colonia di animali marini. Varie sono state, nel corso dei secoli, le città del Mediterraneo che hanno primeggiato nella pesca e nella lavorazione del prezioso materiale rosso: Lisbona, Marsiglia, Genova, Trapani e Livorno, solo per citare le più note; hanno però dovuto col tempo cedere il primato a Torre del Greco, la cittadina vicino a Napoli che, a partire dalla metà del sec. XVIII, è diventata universalmente nota come "la capitale del corallo". Tra le varietà di coralli, nella nostra gioielleria a Bologna disponiamo di:
Corallium Japonicum: corallo ad "anima bianca" per il suo interno di colore biancastro con strato esterno da rosso arancio a rosso bruno.
Corallium Rubrum: tipico del Mediterraneo, di colore rosso intenso, arancio, rosa in particolare tonalità con venature arancio, molto ricercata assume la denominazione di "pelle d'angelo" e bianco. Proviene principalmente dalle coste italiane, nell'arco ligure, Toscana, Sicilia, Sardegna occidentale, dalla Spagna, dalla Francia in particolare in Costa Azzurra e Corsica, e dall'Africa settentrionale.
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